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Giolì, tutti i colori del pomodorino del piennolo

Lui, che conduce nel suo piccolo eden assediato dai pomodori me e la mia compagna di escursioni in campagna, Daniela, è Angelo Di Giacomo. L’eden, appollaiato su un pendio verdissimo che ha alle spalle la protezione del Monte Somma e di fronte una magnifica veduta del golfo di Napoli, è a San Sebastiano al Vesuvio, nel cuore dell’area in cui nasce (e si pasce) il pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP.

Angelo racconta una storia di coltivatori che risale almeno al suo trisavolo, quando le tranquille e frequenti eruzioni del Vesuvio rendevano superfluo qualsiasi fertilizzante e davano vigore alle piante ed ai loro frutti. Una storia che ai giorni nostri comprende la medesima fatica ma una gloria tutta nuova, perché quel pomodoro di una varietà di famiglia, che si chiama Giolì, come l’azienda agricola, ha adesso tante patenti di nobiltà e finisce nelle cucine dei migliori ristoranti e nei forni dei pizzaioli più affermati. E, accanto a lui, il pomodorino del piennolo giallo, della varietà chiamata Giagiù, si è fatto strada a fatica, come ogni fratello minore, ma miete, in questi anni, allori a non finire.


Dietro quello che è un tesoro riconosciuto dell’agricoltura campana, ci sono il lavoro di intere generazioni e la fertile terra lavica del Vesuvio, con la sua ricchezza di sali minerali, che sa conferire a qualsiasi cosa vi cresca un’intensità di sapore e di aromi davvero rara.
I pomodorini del piennolo vi hanno trovato l’habitat ideale, per quanto, come ci spiega Angelo, ogni varietà abbia una diversa attitudine e sia più adatta a crescere in un appezzamento anziché in un altro, pure quando i terreni in questione distano solo poche centinaia di metri l’uno dall’altro.
Qui, nel piccolo paradiso aperto verso il mare, il rosso Giolì prospera lietamente, con il solo modesto aiuto di microirrigazione, quando necessaria; in un altro appezzamento, meno esposto e ventilato, cresce rigoglioso il Giagiù, senza alcun apporto d’acqua che non provenga dalle piogge, quindi totalmente in aridocoltura. Tutto quello che il piennolo chiede è la cura, l’attenzione, il lavoro costante e, possibilmente, primavere giustamente piovose ed estati asciutte e calde.

Per ottenere i preziosi bulbi rossi e gialli, bisogna dedicarcisi per l’intero anno e sperare che la natura sia benigna e faciliti il compito. Tra gennaio e febbraio si fanno germogliare i semi e si inizia la concimazione, e da quel momento in poi, fino al raccolto estivo, l’attività è ininterrotta. Poi i pomodori vengono venduti freschi o intrecciati nei piennoli, che dureranno appesi per l’intero inverno, o ancora lavorati per trasformarli in pacchetelle o passata, e intanto il campo viene liberato, arato e seminato a favino.

Tutte le operazioni vengono svolte a mano, ma il risultato dell’impegnativo lavoro ripaga: assaggiato dalla pianta quando è appena pronto, il pomodorino rosso è denso di sapore, spiccatamente dolce, sapido e lievemente acido; col tempo la dolcezza crescerà ancora, concentrandosi, per poi lasciar apprezzare maggiormente acidità e mineralità verso novembre. Alla fine della conservazione, in primavera, il pomodorino acquisterà una nota amarognola. Insomma, la ricchezza di sfumature è grande e mutevole, il gusto persistente. Come dice Angelo, la buccia, spessa, è uno scrigno che preserva gli aromi e i sapori e favorisce la conservazione.

Il giallo Giagiù, che cresce nell’arido in un terreno meno ventilato e più caldo, si sta affermando con forza, ma nel frattempo la natura sta facendo la propria parte facendo spuntare spontaneamente nuove varietà, con il “pizzo” (caratteristico del pomodorini del piennolo) più pronunciato o le coste più evidenti.


La tradizione, insomma, che vedeva un tempo il piennolo come unico pomodoro di piccola pezzatura sui mercati napoletani, prima che venissero invasi da ciliegini e datterini, resiste e si rinnova grazie alla tenacia degli agricoltori, ma anche alla “fantasia” della natura, che dà il suo contributo. E, naturalmente, alla qualità unica della terra vulcanica intorno al Vesuvio.

Azienda Agricola Giolì di Angelo Di Giacomo
Via Palmiro Togliatti 37
80046 – San Giorgio a Cremano (NA)
Tel.: 081 7714144

Informazioni sull'autrice

giovanna esposito

Napoletana, scrivo di cibo dal 2008; ho cominciato con un blog di cucina, Lost in kitchen, poi, dal 2011 al 2016, sono stata tra i redattori del web magazine Gastronomia Mediterranea.
Nel 2015 ho pubblicato per Guido Tommasi Editore il volume "Gli aristopiatti. Storie e ricette della cucina aristocratica italiana", scritto a quattro mani con Lydia Capasso e illustrato da Gianluca Biscalchin. Con la stessa "squadra", ho pubblicato nell'aprile 2017 "Santa Pietanza. Tradizioni e ricette dei santi e delle loro feste". A settembre 2017 è uscito il piccolo ricettario "Pasta al forno", scritto con Lydia Capasso e con fotografie di Virginia Portioli, sempre per i tipi di Guido Tommasi.
Sono maestra assaggiatrice Onaf.

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