Quando ero bambina, a tavola, al momento della frutta, la scelta era tra due sole mele: annurca o banana. Un po’ come per i pomodori, che erano San Marzano o pomodorini del piennolo del Vesuvio, altro non c’era. Le decine e decine di varietà di mele che oggi fanno mostra di sé, belle e accattivanti, sui banchi dei fruttivendoli, se ne stavano ciascuna al proprio paese, che era molto, molto lontano da qui.
Tutti, eccetto forse i piccoli, sceglievano l’annurca. Croccante, prima di tutto, e poi saporita. Non così civettuola, a vedersi, ma in compenso ricca di gusto e con una gradevole acidità che le dava, e le dà, un carattere speciale.
Il tempo delle annurche è adesso. Queste mele di piccole dimensioni, intorno ai 6 centimetri di diametro, e quindi di peso ridotto, si consumano a partire dalla fine di settembre e fino alla primavera, e vanno raccolte entro il 15 dicembre.
Una delle loro particolarità sta nel fatto che, avendo un peduncolo debole, tendono a cadere dall’albero prematuramente, perciò vanno raccolte ancora acerbe e messe poi a maturare al sole sui melai, dei letti realizzati un tempo con la canapa, oggi prevalentemente con paglia, trucioli, aghi di pino; e affinché l’insolazione, e quindi il cosiddetto arrossamento, siano uniformi, occorre girare le mele periodicamente, a mano. E a mano vanno raccolte. Inoltre, durante l’arrossamento si scartano costantemente i frutti danneggiati o appassiti, operando una selezione che garantisce l’elevata qualità del prodotto messo in commercio.
Per proteggere le annurche dalle intemperie si usa coprire i melai con dei teli: le distese di frutti verdi e rossi stesi sul terreno a riposare sono, in questo periodo dell’anno, un bellissimo spettacolo da vedere nelle aree di coltivazione, diffuse soprattutto nelle province di Napoli, Caserta e Benevento. Il disciplinare di produzione della Melannurca Campana IGP include 137 comuni sparsi nelle 5 province della regione, ma sono soprattutto le campagne che si estendono tra il Sannio e il Casertano a risplendere di tappeti rossi; in zona, a Valle di Maddaloni, si tiene anche una sagra annuale dedicata al pomo locale.
Conosciuta in Campania fin dall’antichità, e ne fanno fede mosaici e dipinti ercolanesi e pompeiani, l’annurca pare tragga il suo nome da Orco, che nella mitologia romana era tanto l’originario dio dell’oltretomba quanto l’oltretomba stesso; da là la denominazione, citata da Plinio il Vecchio, di Mala Orcula, dovuta alla sua presenza in zona flegrea, nei pressi del Lago d’Averno, porta d’accesso agli inferi. Col tempo il nome si mutò in orcola, quindi in anorcola e infine in annurca, e come tale viene citata nel Manuale di arboricoltura del botanico (e patriota affiliato alla carboneria) Giuseppe Antonio Pasquale, del 1876:
Mela annurca (de’napolit.) Pomo di mezzana grandezza, quasi rotondo, rosso-carnicino marmorizzato; polpa senza odore, zuccherina, saporosa. Si conserva per l’inverno, ed è commerciabile. È ancora la più comunemente usata a Napoli, e propria delle sue campagne.
Fra tutte la più deliziosa. Nel resto delle province meridionali manca, o vi è rara.
Fra tutte la più deliziosa, scrive il Pasquale, e tale è ancora ritenuta.
Ma il gusto è solo una delle sue molte virtù. Un’altra sta nel contenuto di vitamine, fibre e sali minerali; in più, una recente ricerca della Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi Federico II di Napoli ha dimostrato che la presenza delle procianidine, potenti polifenoli, in quantità quattro volte superiore a quella di altre varietà di mele, fa sì che il consumo di annurche abbia un’incidenza significativa sulla regolazione dei livelli di colesterolo nel sangue: mangiarne due al giorno riduce il colestorolo totale dell’8,3%, il colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) del 14,6% e innalza il valore di quello “buono”, l’HDL, del 15,2%.
Sulla base di questa ricerca si è elaborato un estratto di mela annurca in capsule la cui sperimentazione sull’uomo ha avuto come risultato una riduzione del colesterolo totale pari al 25%, del colesterolo LDL del 38% e un incremento del 45% dell’HDL, con l’assunzione di due capsule al giorno, corrispondenti al contenuto di sei mele.
Perciò, in attesa che il preparato nutraceutico sia disponibile in commercio, cosa aspettate? La Melannurca Campana IGP è già a portata di mano: vi farà da farmaco e da spuntino, da fine pasto e da integratore, con guadagno per la salute e per il palato.