Si fa presto a parlare di artigianalità. Una medaglia che molti si appuntano indebitamente sul petto, sposandola a naturalità, perché oggi il marketing sta tutto in queste due parole, intorno alle quali continuano ad esserci poca chiarezza e tanto fumo. Ebbene, se c’è un luogo in cui “artigianale” ha un significato limpido e la naturalità si può vedere e toccare, questo è Il Poggio del Picchio.
Francesca e Laura, sorelle, e la mamma Fiorenza sono tre adorabili signore che creano con le loro mani confetture, marmellate, composte, gelatine adatte ad accompagnare formaggi o alla prima colazione in un piccolo laboratorio circondato da un bel giardino, ad Aiello del Sabato, a un passo da Avellino. E sono le confetture, le marmellate, le gelatine, le composte in assoluto più buone che io abbia mai assaggiato. Le più buone che possiate immaginare.
“Creano”, in questo caso, non è un’iperbole: queste tre donne sono un vulcano di idee, e tra i sapori, i profumi, le spezie, le combinazioni impreviste e intelligenti che, a centinaia, elaborano dal nulla ogni santo giorno, c’è da perdersi. Da ubriacarsi, smarriti e indecisi come l’asino di Buridano tra una confettura di melanzane ai pistacchi di Bronte che ti assale con sentori di cannella e scorza d’arancia (al momento la mia preferita) e una di cipolle ramate di Montoro con birra, sesamo e nocciole tostate; tra una di uva fiano speziata e una marmellata di arance con rum e cannella.
La più fantasiosa, mi dicono, è Fiorenza, che una ne fa e cento ne pensa; e una volta messi a punto i nuovi gusti, quei piccoli succulenti ritrovati finiscono in vasetti dai cappelletti di tessuto civettuolo e dai variopinti nastrini: nel laboratorio un grande tavolo affollato di stoffe, etichette, cordoncini vi fa capire subito che qui fanno tutto loro, le tre signore, con passione ed entusiasmo autentici.
Ma dietro quelle lavorazioni, frutto di un quotidiano lambiccarsi su abbinamenti nuovi e inusuali, sempre stupefacenti, si nasconde un tesoro di biodiversità che le signore del Poggio del Picchio custodiscono: un terreno, intorno a un casale del 1841, coltivato senza il minimo intervento della chimica e, a vederlo, quasi selvatico, in cui crescono frutti dimenticati, bacche di ogni genere, ortaggi specialissimi.
I meli accanto alle viti, il mirto accanto ai peri, le zucche lunghe di Napoli nascoste tra l’erba. Corbezzoli e azzeruoli, nespole germaniche e uva fragola, more e rosa canina, varietà di mele ormai quasi scomparse come la limoncella, la zitella, la capa e ‘ciuccio, oltre alle più note annurche e cotogne, tanto che alcuni semi sono stati richiesti per la conservazione dalla banca del germoplasma.
E tutto nasce da un secolare pero Mastantuono che se ne sta là, ai margini del terreno e di un confinante noccioleto, come un grande padre che ha generato dieci figli i cui frutti vanno a finire, neanche a dirlo, in confettura. Il 90% della materia prima è di produzione propria, supergarantita, non trattata in alcun modo, che cresce in creativo disordine, quasi da sé, in questo cantuccio di paradiso naturale; il restante 10% è fatto di cipolle ramate di Montoro, da cui si ricavano almeno nove originalissimi gusti di confetture, e di agrumi, rigorosamente non trattati, che Francesca, Laura e Fiorenza non coltivano, ma ottengono dai monaci del santuario di Sant’Alfonso Maria de Liguori a Pagani. Come? Con il baratto: arance, limoni, mandarini in cambio di ortaggi e frutta. Un’altra ragione per amare il Poggio del Picchio e le sue donne.
Alle magnifiche confetture si affiancano ogni giorno nuove diavolerie: i succhi, meravigliosi – un vero nettare quello di uva fragola -, l’incredibile ketchup di arance, le conserve di pomodoro, il battuto di olive e altre novità in arrivo che potrete scoprire presto nel bel sito web dell’azienda.
Il Poggio del Picchio aderisce al Piano di Monitoraggio Integrato Campania Trasparente, che assicura controlli costanti sulla salute del suolo e dei vegetali che vi crescono.
E per una volta voglio davvero fare una pubblicità spudorata a delle persone di valore e alla loro fantastica attività, invitandovi a provare le loro delizie che vi conquisteranno senza alcuna incertezza.
Potete acquistarle direttamente sul sito web, parlare al telefono con la amabile Francesca, che si metterà a disposizione per qualsiasi vostra necessità, o, a Napoli, trovarne un buon assortimento da Sagra, al Vomero: è stato proprio là, per opera di Salvatore Lista, che ho conosciuto Il Poggio del Picchio, e voglio ringraziarlo qui per quest’incontro veramente felice.
Azienda agricola il Poggio del Picchio – Società agricola S.r.l.
Contrada Salice n°11 – 83020 Aiello del Sabato (AV)
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