Era il 29 settembre del 1538 quando la spaventosa eruzione che portò alla formazione del Monte Nuovo sconvolse i Campi Flegrei e devastò il borgo di Pozzuoli corrispondente all’attuale Rione Terra. La ricostruzione, voluta dal viceré don Pedro di Toledo, fece scomparire ogni apparenza della città romana sulle cui strutture la popolazione aveva continuato a vivere. Oggi una mostra-itinerario multimediale consente di scoprire i resti archeologici e la storia del Rione Terra attraverso il cibo.
Dicearchia: così si chiamava la colonia greca fondata nel VI secolo a.C. da profughi provenienti da Samo, quella città conquistata in seguito dai Romani che la ribattezzarono Puteoli e ne fecero un importantissimo porto, il porto di Roma prima dell’ascesa di Ostia. Il Rione Terra, l’insediamento situato su uno sperone di tufo alto 33 metri sul livello del mare, ne era centro vitale e anima. E tale rimase in seguito al declino della città e dell’impero romano: la vita vi continuò e sulle strutture romane si continuò ad abitare e a costruire, benché nel frattempo Pozzuoli si estendesse ben oltre i suoi confini. Fino a quel settembre del 1538 che causò distruzioni tali da condurre ad una ricostruzione che fece del Rione ciò che è oggi: un complesso di edifici seicenteschi al di sotto del quale pulsano memorie e resti di epoca romana.
Evacuato nel 1970 a causa del bradisismo, l’antico quartiere è stato, a partire dal ’93, al centro di un progetto di recupero e valorizzazione che, oltre al ripristino degli edifici, ha visto effettuare scavi archeologici che hanno riportato alla luce la Puteoli romana con le sue strade, le sue botteghe, le sue case, i suoi templi.
Il “Percorso Archeologico” nel sottosuolo del Rione Terra, inaugurato nel 2002 e soggetto a diverse vicissitudini, tra chiusure, riaperture, nuove inaugurazioni, è oggi visitabile: vi è stata allestita la mostra-itinerario “Tra terra e mare. All’origine del gusto”, che attraverso la particolare illuminazione e una serie di installazioni multimediali fa rinascere sotto gli occhi del visitatore l’esistenza quotidiana della città romana nei suoi aspetti più legati al cibo: dalla panificazione, nel pistrinum, alla socialità delle tabernae, dai magazzini al rapporto con il mare e la pesca.
L’intento, dichiarato, è suggerire la realtà senza spettacolarizzarla, ma restituendo invece la percezione dei luoghi come teatro della vita vera di persone che per quelle strade, in quelle case, dentro quelle botteghe hanno condotto la propria esistenza. E l’effetto complessivo, va detto, è di estrema suggestione: i giochi di luce catturano, i blu e gli azzurri dell’acqua del mare o delle cisterne avvolgono, incantano, e il resto lo fanno le sagome umane che si muovono negli antichi spazi, tra le rovine, e i testi attinti dalla letteratura.
La mostra, ideata da Adele Campanelli con la curatela scientifica di Costanza Gialanella e l’illuminazione e le installazioni multimediali realizzate da Francesco Capotorto, merita un successo che spiani la strada alla definitiva apertura al pubblico del percorso archeologico del Rione Terra e sia volano per la promozione turistica dell’intero territorio dei Campi Flegrei, di una densità archeologica e di un fascino davvero senza pari.
A cura della Soprintendenza Archeologia della Regione Campania in collaborazione con il Comune di Pozzuoli, “Tra terra e mare. All’origine del gusto” resterà aperta al pubblico ogni fine settimana fino al 18 gennaio.
Tra terra e mare. All’origine del gusto.
Tutti i fine settimana dalle 9 alle 17 fino al 18 gennaio 2016
Ingresso gratuito con visita guidata
Prenotazione obbligatoria: prenotazioni@comune.pozzuoli.na.it
Info: www.pozzuoliterramare.it
08119936286 / 19936287
info@pozzuoliterramare.it